Intervista a Giorgio Di Palma

Giorgio Di Palma è nato nel 1981 a Grottaglie.
Ha studiato archeologia e vissuto diversi anni all’estero, lavorando nel settore informatico.
A 30 anni decide di rientrare nella sua città per aprire un laboratorio ceramico, supportato dall’esperienza del padre, titolare di uno studio d’arte.
Con le riproduzioni di oggetti di uso quotidiano, le ceramiche di cui non c’era bisogno, Di Palma accende l’interesse del settore a livello internazionale.
Viene notato anche da Massimo Bottura, e una sua installazione di coni gelato si trova all’Osteria Francescana. Ha partecipato a varie residenze internazionali, si racconta in un vivacissimo blog e si nasconde sempre dietro a cappelli colorati.
Il suo stile unico e le sue riproduzioni pop di tarallini pugliesi e ghiaccioli, lo rendono un concreto esempio di come rinnovare positivamente linguaggi e manualità antichissime.

FC Fame Concreta racconta storie che legano cibo e ceramica, con una attenzione particolare alle città del circuito di AiCC, fra cui Grottaglie. La prima domanda è proprio sulla tua città. Com’è il distretto ceramico di Grottaglie e quali sono le sue peculiarità?
GDP
La ceramica di Grottaglie è stata caratterizzata per lunghissimo tempo dalla funzionalità. Contenitori per l’olio e per il vino, piatti, tazze e altro ancora. Tutto contraddistinto da forme e smalti di una inconscia bellezza. Con la comparsa della plastica molte botteghe si sono dovute reinventare, e molte forme sono diventate più decorative che funzionali. Ma ancora oggi, passeggiando per il quartiere delle ceramiche, è possibile vedere autentiche botteghe artigiane. Sono convinto che la più grande unicità di Grottaglie non la si debba ricercare nei manufatti ma nel quartiere delle ceramiche.

FC Con le ceramiche di cui non c’era bisogno riproduci oggetti di uso quotidiano. Come nasce questo progetto e con quale scopo?
GDP Le ceramiche di cui non c’era bisogno sono la mia battaglia contro il consumismo contemporaneo. Viviamo inseguiti dagli aggiornamenti e inseguendo gli ultimi modelli. Ci circondiamo di cose che consideriamo oggi indispensabili ma obsolete domani.
Io riprendo l’obsoleto, lo spoglio di qualsiasi funzione e lo rendo eterno grazie alla ceramica.

FC Come scegli i cibi, e in generale gli oggetti, da riprodurre in ceramica?
GDP 
Ogni manufatto ha una sua storia. Per gli oggetti prediligo quelli deli anni 70-80. Avevano un’estetica accattivante, a differenza di quelli contemporanei troppo minimal per essere belli.

I cibi sono molto difficili da riprodurre. Lavorando spesso con gli smalti i cibi che scelgo devono avere delle tinte piene (taralli, uova, wurstel) prive di sfumature. Oppure devono stuzzicare la mia memoria (gelati, gomme da masticare, merendine).

FC Ci racconti del tuo incontro con lo chef Massimo Bottura e com’è stato lavorare con lui? Punti di contatto tra il mestiere di chef e di ceramista?
GDP Due anni fa feci una mostra a Modena presso lo Spazio OM. È stato grazie a quella mostra che ho conosciuto Massimo Bottura e Lara Gilmore che mi hanno offerto alcune grosse opportunità artistiche ma con i quali è stato interessante confrontarsi su idee e approcci. Sicuramente ci sono punti di contatto tra il mestiere dello chef e quello del ceramista, ma non si possono paragonare il ristorante di Massimo Bottura con la bottega di Giorgio di Palma.
Lui è il capo bottega ( “lu mestro” si dice in grottagliese) del più rinomato ristorante al mondo, io sono il titolare del mio piccolo studio. Penso che lui debba per necessità di cose essere autoritario ma al tempo stesso tollerante, io posso al massimo innervosirmi con Noia, il mio cane.

FC Ti sei approcciato senza i consueti studi a un ambito, quello ceramico, in cui la perizia tecnica è ancora la principale misura del livello di un artista. È stata una scelta consapevole? Anche alla luce di questo, quali sono le tappe che consiglieresti ad un giovane che, come te, intenda innovare il linguaggio ceramico?
GDP Non penso che la tecnica sia il metro di giudizio più importante nell’arte, soprattutto quella contemporanea. Lo stesso vale per la ceramica che solo da poco riceve interesse dal panorama artistico. Sicuramente bisogna saper fare, ma se nella ceramica mancano idee e messaggi allora non stiamo aggiungendo niente a qualcosa che già esiste da millenni. Bisogna raccontare delle storie, e bisogna saperlo fare.

FC Si parla di te come ceramista contemporaneo, artista pop, anti-designer, ti firmi sul blog come Giorgio Terracotta; nella tua bio instagram si legge “… ceramist that loves dogs and chips.” In cosa ti riconosci veramente oggi?
GDP Forse sono tutto quello che hai elencato sopra o forse sono solo Giorgio di Palma. Riconoscermi in quello che faccio è la cosa che più mi rende orgoglioso e originale. Spero di continuare ad esserlo.

FC Cibo e ceramica sono due linguaggi, secondo te quali sono le “parole” che hanno in comune?
GDP Che bella domanda….. Cottura, forno, biscotto, passione, sentimento, tradizione, cultura, ricerca.

Per approfondimenti: giorgiodipalma.com
Foto Dario Miale